1958/2008 CINQUANTA ANNI DI BIOLOGIA A BARI

GIORNATA CELEBRATIVA

8 LUGLIO 2008

 

 

ultimo aggiornamento 09/11/2016


 

Programma

Ore 10,00

-      Saluto del Prof. Corrado PETROCELLI

Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari

-      Saluto del Prof. Paolo SPINELLI

Preside della I Facoltà di Scienze mm.ff.nn.

-      Saluto del Dott. Ermanno CALCATELLI

Consigliere Segretario. Ordine Nazionale Biologi

-      Intervento del Prof. Silvio DIPIERRO

    Presidente del Consiglio interclasse in Biologia

-  Album dei ricordi:

         I primi studenti: Prof. Mario Labate

       I primi docenti: Prof. Claudio Lippe (decano)

      Il primo presidente: Prof. Nicola Elio Lofrumento

-      Prolusione del Prof.  Mariano ROCCHI:

    Il mondo visto da un biologo”

 

 

 


 

 

Saluto del Prof. Paolo Spinelli

 

Magnifico Rettore, 

Amplissimi Presidi e loro Rappresentanti 

ill.mo Rappresentante dell’Ordine Professionale dei Biologi

gentili Signore e Signori

chiarissimi Colleghi,

cari giovani

ringrazio innanzitutto il nostro Rettore per le sue parole che ci onorano e riconoscono l’impegno impegno instancabile e generoso dei colleghi delle Scienze della Vita nel difficile compito della formazione e nella  ricerca, dove essi raggiungono ogni volta punte di eccellenza oggettivamente riconosciute.

Oggi siamo qui per celebrare il 50° anniversario dell’istituzione del Corso di Laurea in Scienze Biologiche e scorreremo insieme, attraverso gli interventi che seguiranno, un lungo periodo durante il quale questi nostri colleghi  sono stati i protagonisti della crescita di un’Istituzione che con professionalità e spirito innovativo porta avanti quel processo di sviluppo culturale e scientifico che raccoglie da sempre un’esigenza specifica del nostro territorio e costituisce il vanto della nostra Facoltà.

Il corso di Laurea in Biologia  nasce nel 1958 come corso unico, ma da otto anni ne annovera ben sei articolati in tre lauree triennali e tre specialistiche, per rispondere alle più recenti esigenze formative espresse dalle professioni biologiche.

Come meglio di me dirà il presidente del Consiglio Interclasse, ch.mo Professor  Dipierro, con le prescrizioni del Decreto Ministeriale 270, è prevista per il prossimo anno accademico un’ulteriore impostazione organizzativa dei corsi di laurea tesa a migliorarne l’efficacia didattica. 

Questo lungo processo di sviluppo è stato favorito dai colleghi che si sono succeduti nella gestione didattica del corso di laurea prima e successivamente al  Decreto Ministeriale 509.

Oggi pertanto salutiamo qui con affetto e gratitudine i ch.mi proff. Lofrumento e Dipierro che si sono susseguiti ultimamente nella presidenza del Consiglio del Corso.  

Dei tanti colleghi che in questi 50 anni hanno preparato generazioni di biologi, e hanno collaborato  alla gestione collegiale e quindi alla crescita dell’Istituzione, conserviamo tutti un  carissimo ricordo. 

Un pensiero particolare è doveroso dedicarlo oggi al prof. Quagliariello, Maestro di valore indiscusso,  e che la comunità accademica, riconoscente, scelse quale Rettore: egli diede una decisiva spinta propulsiva a questo corso di Laurea, oltre che a tutta la Facoltà, dal punto di vista scientifico, promozionale ed infrastrutturale: moltissimi dei laboratori e delle  strutture didattiche e scientifiche su cui insistono le attività delle Scienze della Vita sono stati voluti e implementati da lui.

E’ doveroso esprimere la nostra riconoscenza adesso agli altri colleghi qui presenti che hanno tanto contribuito agli sviluppi più recenti del Corso di Laurea e dei dipartimenti dove queste attività di docenza trovano supporto prezioso nelle strutture di laboratorio, multimediali e biblioteche. 

A molti di loro va riconosciuto  il merito di aver intuito, insieme ad altri colleghi della Facoltà,  dopo il consolidamento del Corso di Studio “storico” di Biologia,  l’opportunità  di costruire nuovi percorsi  per rispondere alle nuove esigenze del territorio, quale quello del Corso di Scienze Ambientali, nato circa venti anni fa, poi successivamente quello di Scienze del Mare e delle Coste.

Come sappiamo da poco più di un anno è avvenuto lo scorporo di questi corsi di studio con sede a Taranto che sono confluiti in una nuova Facoltà di Scienze. 

Infine nell’ultimo decennio sempre con il contributo significativo di diversi docenti dell’area biologica, ma anche di colleghi delle Facoltà di Agraria e Medicina, è sorta quella di Scienze Biotecnologiche.  

E’ importante sottolineare che conserviamo con queste nuove realtà e questi colleghi, attraverso attività di docenza reciproca e strutture dipartimentali comuni, i rapporti culturali e scientifici di sempre. 

Traggo spunto da questo esempio per rimarcare una caratteristica peculiare dei Corsi di Laurea biologici, cioè l’apertura verso sempre nuove competenze, e quindi l’ attitudine a  costruire nuovi percorsi formativi fortemente integrati. 

Io spesso parlo della Facoltà di Scienze rappresentandola come un arcipelago di settori scientifico-disciplinari collegati però da una fitta rete di interessi culturali comuni. Sono ben 50: insieme alla Facoltà di Medicina rappresentiamo la Facoltà più ricca di settori specifici.

Nei Corsi di Laurea biologici ci sono ben 16 settori di Scienze della Vita ed almeno un settore di tutti gli altri ambiti disciplinari della Facoltà: quindi si arriva a oltre venti, cioè di più che in una qualsiasi Facoltà Universitaria, escludendo quella Medica.

Mai come in questa realtà questi settori sono così ben collegati e funzionali alla preparazione di una figura professionale, quella del biologo, che si pone, attraverso le sue molteplici competenze,  come l’elemento di raccordo o piuttosto di sintesi tra le esigenze di innovazione di diversi ambiti professionali quali quello sanitario, quello ambientale, quello naturalistico. 

I colleghi di Scienze della Vita realizzano questo raccordo mettendo a valore la ricchezza della propria produttività scientifica in questi settori,  promuovendo una proficua interazione dei loro ambiti disciplinari con ambiti affini di Agraria, Biotecnolgie e Medicina, e coltivando consolidate intersezioni dipartimentali con le stesse Facoltà.  Abbiamo intrapreso quest’anno, come ho già detto, il processo di trasformazione dei corsi di studio secondo le prescrizioni del  DM 270: la Biologia, ha interpretato in maniera esemplare lo spirito del Decreto accorpando le tre lauree triennali, ipotizzando più lauree magistrali con forti specificità curriculari, riducendo in modo appropriato il numero di esami, e razionalizzando la distribuzione di docenza tra i settori.

Gli ordinamenti dei Corsi di Studio biologici  sin dall’applicazione del DM 509, hanno ulteriormente valorizzato con forti investimenti i laboratori didattici e hanno puntato su contenuti sempre più innovativi dei propri insegnamenti.

Si sono inoltre  stipulate convenzioni in massima parte con Enti pubblici (oltre 100) per assicurare ai giovani possibilità di stage professionalizzanti e promuovere occasioni di incontro e confronto con partners industriali e soprattutto con l’Ordine Professionale,  attuando il  tanto auspicato trasferimento tecnologico della ricerca di base ed applicata.

Pertanto i nostri biologi appena laureati, a prescindere dalla denominazione del titolo conseguito, ritengo possano vantare alla fine dei loro studi, oltre che le conoscenze generali specifiche della propria disciplina, competenze professionali più ampie e differenziate e più funzionali alle nuove esigenze del mondo globale del lavoro.

Questo è forse il più prezioso risultato dell’unitarietà culturale di cui si fregia la Facoltà di Scienze: questa unitarietà ha una notevole valenza scientifica e didattica e ritengo possa essere intesa come la connotazione fondamentale dei Corsi di Studio biologici. 

Nella nostra Facoltà il nostro linguaggio comune, le metodologie sperimentali affini, la trasversalità dei nostri insegnamenti nei vari Corsi di Studio assicurano a noi e ai nostri giovani una precisa identità culturale che raccorda e potenzia le nostre conoscenze specifiche e supera l’antico individualismo dei saperi  accademici ormai obsoleto ed improduttivo.

Sicuramente per questo i nostri corsi di studio ed in special modo quelli biologici sono sempre attrattivi, malgrado i problemi occupazionali diffusi in tutti  gli ambiti  professionali, ed il numero di immatricolati sfiora ogni anno le trecento unità.

Se in questi ultimi due anni i numeri si sono praticamente stabilizzati sono comunque ottimista per il 2008 dato l’attento lavoro di orientamento inteso a dare ai giovani sempre nuovi elementi  per incoraggiarli a scegliere le professioni su cui noi stiamo investendo. 

Questi giovani sono ben consapevoli delle loro scelte, si sottopongono a prove di selezione in ingresso, investono il loro tempo con diligente determinazione in questi  studi e puntano ancora su questo  campo certamente non agevole, perché lo ritengono ancora relativamente promettente dal punto di vista degli sbocchi professionali.

L’attrattività dei nostri corsi in generale però potrà ancora reggere solo se nel territorio ci saranno chiari segnali di volontà di innovazione, di promozione di ricerca e sviluppo e  di investimenti pubblici (tra cui quelli regionali) nei settori tecnologicamente avanzati.

I giovani hanno la capacità di interpretare tempestivamente, se non prevedere con relativo anticipo questi mutamenti, malgrado siano inondati da messaggi spesso contraddittori, perché loro sono sempre proiettati lucidamente con le loro aspettative occupazionali e con i loro interessi culturali nel futuro: essi sono critici severi; se non c’è risposta adeguata fuggono, e nulla ed in nessun luogo si può costruire senza i giovani.  

Mi avvio alla conclusione ringraziando ancora il Presidente del Consiglio Interclasse per la generosa e costante spinta innovativa data ai corsi di studio biologici, la commissione didattica del Consiglio,  e tutti voi docenti, ricercatori, esperti linguistici e personale tecnico amministrativo per aver portato avanti sempre con rinnovato impegno l’offerta didattica di cui ho parlato. 

Approfitto di questa occasione per indirizzare un pensiero particolare ai ricercatori, sia di ruolo che in formazione, che sostengono con lodevole professionalità una significativa frazione della nostra offerta formativa: auguro loro di poter vedere realizzate al più presto le loro giuste aspettative per il loro stato giuridico e ancor di più per la loro carriera; noi ci adopereremo  a fare al meglio la nostra parte per sostenerli.

Concludo adesso davvero rivolgendomi,  come faccio sempre in tali occasioni ai nostri studenti, cioè ai nostri amici più giovani che fanno anch’essi la loro parte con estrema serietà e non risparmiandosi.   

Anch’ essi meritano il massimo della nostra attenzione e supporto, sia nella fase formativa che in quella immediatamente successiva in cui si affacciano al mondo del lavoro. 

Oggi nel celebrare  il cinquantenario del Corso di Laurea di Scienze Biologiche ed il suo pregevole patrimonio di cultura e di successo didattico  riaffermiamo tutti questo impegno. 

Nell’augurare buon lavoro a tutti vi ringrazio dell’attenzione. 


Intervento del Prof. Silvio Dipierro

 

Caro Rettore, caro Preside, cari amici

Quando mi sono accinto a documentarmi sui 50 anni di vita delle Scienze Biologiche a Bari mi sono subito reso conto che non avevo molti vuoti da colmare in quanto di questi 50 anni gli ultimi 38 li ho vissuti direttamente.

Questa constatazione mi ha portato a una prima, ma molto amara, considerazione. Io ho iniziato la mia carriera accademica a 24 anni, esattamente il giorno successivo a quello della mia laurea. Oggi anche il più promettente dei giovani laureati resta nella precarietà per tempi eccessivamente e ingiustamente lunghi.

Comunque, la consultazione degli archivi di segreteria, con la collaborazione della nostra preziosa Dina Angelillo, nonché degli annuari dell’Università mi ha consentito di fare scoperte davvero interessanti e al tempo stesso emozionanti. Scoperte che, come si può immaginare, coinvolgono soprattutto colleghi.

Nell’anno dell’istituzione del corso di laurea era Preside della Facoltà di Scienze Eleonora Francini Corti, ordinario di Botanica, persona di grande spessore scientifico e umano, ancora oggi ricordata con rispetto e affetto dai non più giovani assistenti di allora.

I quattro anni di corso furono attivati tutti contemporaneamente e quindi molti dei primi iscritti e, di conseguenza, dei primi laureati erano studenti trasferiti da altri corsi di laurea o da altre sedi.

Nomi e volti per lo più a me sconosciuti, ma quale grande emozione leggere in quelle carte:

matricola n. 14 Gian Piero Felicini

matricola n. 36 Mario Labate

matricola n. 40 Rosalia Liso

matricola n. 45 Maria Nicola Gadaleta

matricola n. 47 Nicola Elio Lofrumento

e l’elenco potrebbe continuare …….

Primi studenti non solo per numero di matricola ma certamente per qualità, come dimostra il loro essere diventati docenti di valore.

Come si può immaginare, in quel periodo iniziale il corso di laurea si avvalse molto di docenti “prestati” da altri corsi di laurea della Facoltà di Scienze, in particolare quello di Scienze Naturali, o da altre Facoltà quali Medicina o Agraria, ma negli annuari già compaiono i nomi di alcuni giovani e promettenti assistenti.

Permettetemi di citare per prima Franca Scaramuzzi che già nel 57/58 risulta essere assistente ordinario di Botanica e incaricato di Fisiologia Vegetale. Terrà questo incarico fino al 1973 e io ne sarò il successore.

Cito poi, nell’ordine in cui li ho trovati, Vittoria Armenise, Franco Macchia, Lidia Liaci, Susanna de Zio, Luisa Stefanizzi.

Pian piano il corpo docente si andava arricchendo di personaggi illustri, sia dal punto di vista didattico che da quello della ricerca. Per alcuni di essi si trattò di permanenze relativamente brevi (erano tempi in cui chi veniva a Bari di solito cercava di tornare al più presto al proprio luogo di origine). Per altri, invece, venire a Bari fu una vera e propria scelta di vita. Per tutti cito Ernesto Quagliariello, del quale è impossibile dire nulla che non è stato già detto, Cecilia Saccone, Oreste Arrigoni e Claudio Lippe. E se per loro fu una scelta di vita, per la Biologia di Bari questa scelta divenne un impulso straordinario non solo alla didattica ma anche, e direi soprattutto, alla formazione di intere generazioni di ricercatori. Molti di questi oggi operano o nella nostra stessa Università (Scienze Biotecnologiche, Farmacia, Medicina) o in altre Università (Lecce, Potenza, Molise, Cosenza, ecc.) o nel CNR o in altri centri di ricerca pubblici o privati, o addirittura in  Università straniere.

Da qui scaturisce un’altra considerazione. E’ convinzione comune che non può esserci buona didattica se non è supportata da una valida ricerca. Ciò è tanto più vero nel caso della Biologia in quanto, ad esempio, i nostri studenti preparano tesi di laurea esclusivamente sperimentali affiancando i ricercatori nei laboratori di ricerca. Allora, se ciò è vero, la nostra deve essere una didattica di ottimo livello visto che è supportata da una ricerca di assoluto prestigio internazionale. E questo non lo dico io ma i dati del CIVR, che sono sotto gli occhi di tutti.

Ma non vorrei essere tacciato di autoreferenzialità. Torniamo perciò al nostro cinquantennio. Chiedo scusa a qualche illustre collega “trascurato” nelle mie citazioni, per esempio Ginevra Guanti, Pasqua Bianco, nonché diversi colleghi di settori non biologici che tanto hanno dato alla Biologia, come  Vincenzo Calò, ancora oggi e da tantissimi anni professore di Chimica Organica, il chimico Dino Bianco, il fisico Antonio Caforio, il matematico Giovanni Pinto. Ma siamo talmente tanti (l’attuale Consiglio interclasse conta circa ottanta docenti) che è impossibile non dimenticare qualcuno.

Vorrei peraltro soffermarmi ora su ciò che stiamo vivendo in questo inizio di millennio. Alludo alle riforme che ci vedono tuttora impegnati e che ho avuto il privilegio di coordinare. La prima riforma, dettata dal D.M. 509, ci ha spinti insistentemente a cercare la professionalizzazione nelle lauree triennali. Ne abbiamo fatte tre e con una di esse abbiamo anche partecipato, e con successo, al progetto CampusOne. Ma quale risultato eclatante abbiamo ottenuto? Il 100% di iscrizione alla laurea specialistica, contro il 30% massimo auspicato dall’allora ministro Moratti. Ma questo dato è assolutamente identico a quello della maggior parte delle università italiane: se ne discostano soltanto alcune università del nord dell’Italia, come del resto era prevedibile. Questo ci porta a un’altra amara conclusione: non c’è mercato del lavoro per i nostri laureati triennali. E come potrebbe essere diversamente se il ministero della sanità ci chiude drasticamente le porte della sanità pubblica che, invece, da sempre rientra nelle competenze del biologo? O se l’industria farmaceutica ci chiude le porte dell’informazione scientifica del farmaco, anche questa da sempre nelle competenze del biologo?

Bene, essendo stati chiamati a una nuova riforma con il D.M. 270 (e qui si potrebbe dibattere a lungo sul senso di due riforme a così breve distanza, ma evito qualsiasi commento che potrebbe apparire di tipo politico) i biologi italiani hanno capito che per valorizzare i propri laureati dovevano coordinarsi invece che andare avanti ciascuno per proprio conto. Il Collegio che riunisce i presidenti delle 38 sedi italiane che esprimono lauree in biologia, noto con la sigla CBUI, ha svolto questo lavoro di coordinamento avendo come principio quello di mantenere una stretta intesa con l’Ordine nazionale dei Biologi e ricevendo alla fine l’apprezzamento di CRUI e CUN. A questo lavoro di coordinamento la Biologia di Bari ha preso parte attivamente dato che chi vi parla fa parte del direttivo del CBUI.

La conclusione a cui si è pervenuti è che la laurea triennale della classe L-13 “Scienze Biologiche” potrà anche servire in qualche caso a dare conoscenze di tipo professionalizzante, ma deve soprattutto dare allo studente una cultura di base propedeutica alla prosecuzione degli studi nella laurea magistrale.

Ecco perché il prossimo 1° ottobre noi partiremo con una sola laurea triennale che porterà il nome della classe, Scienze Biologiche, mentre stiamo già lavorando per istituire e attivare dal successivo anno accademico più lauree magistrali i cui contenuti saranno sì rivolti all’acquisizione da parte degli studenti delle competenze classiche del biologo, ma terranno in gran conto le provate competenze scientifiche dei nostri docenti.

Caro Rettore, meglio: caro Corrado. Noi ci conosciamo da tanti anni e abbiamo condiviso diversi momenti della vita della nostra università già prima che entrambi avessimo questo vezzo di tingerci i capelli di bianco per “apparire più austeri nonostante la giovane età”. Allora consentimi di dire che tutto quello che facciamo, tutto il nostro “romperci la schiena” per fare sempre più e sempre meglio, non servirà a nulla se noi e i nostri studenti non abbiamo regole certe sulle quali basare la nostra azione. Oggi non mi sento di dire che queste certezze esistano, ma auspico che le abbiamo quanto prima.

E un’ultima cosa. I Biologi stanno ormai per vedere concretizzata la loro aspettativa di una sede più idonea per la ricerca. Di ciò non posso che essere esprimere soddisfazione. Mi è però meno chiaro dove faranno la didattica i miei studenti, perché di questo nessuno mi ha mai informato. I corsi di laurea in Biologia, grazie alla lungimiranza del mio predecessore, sono dotati di due laboratori didattici. L’anno scorso l’Ateneo ha approvato e finanziato sui fondi della L.390 un nostro progetto per la implementazione di quei laboratori e proprio in questi giorni si sta concretizzando l’acquisizione delle apparecchiature. Spero, durante le ferie, di trovare il tempo per finire di mettere a punto una proposta di costituzione di un centro interdipertimentale di servizi per la didattica delle Scienze Biologiche. I nostri Corsi di laurea sono trasversali a parecchi dipartimenti e quindi una struttura trasversale è l’unico mezzo per risolvere molti problemi.

Ecco perché trovo ragionevole l’ansia di conosere il futuro che ci aspetta.

Sono giunto alla conclusione di questo mio intervento.

Prima di concludere, però, desidero rivolgere il pensiero a tutti coloro, docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti che non possono essere tra noi oggi perché ci hanno lasciato per sempre, alcuni perché giunti alla fine del loro cammino, altri perché mancati prematuramente o tragicamente. Quest’oggi ho voluto che fossero tra noi, e sono lieto della loro presenza, i genitori di Barbara Baldacci, la nostra studentessa coinvolta nel tragico incidente aereo di Palermo. Ad essi va tutta la nostra ammirazione perché, attraverso la loro iniziativa di istituzione del premio, Barbara continua a vivere in tutti gli studenti di Biologia.

E la mia conclusione non può che essere dedicata agli studenti. Essi sono l’essenza di un corso di laurea, la ragione del suo esistere, sono dunque parte di noi.

Non nascondo la mia soddisfazione quando giorni fa, durante gli scritti dell’esame di stato per biologo, sentivo il personale di vigilanza fare commenti molto ammirati constatando quanta familiarità ci fosse fra noi docenti della commissione e i candidati nostri ex studenti. E che dire degli occhi spesso lucidi dei commissari durante le sedute di laurea? Non c’è per un docente gratificazione più grande che portare uno studente alla laurea.

Grazie studenti per questi 50 anni di gioia.